FESTA DEL SANTISSIMO CROCIFISSO 3 MAGGIO 2014 – Omelia del parroco

ss crocifissoSi legge di un grande re e di un suo ministro che, fatti prigionieri di guerra, furono distesi – per ordine del crudele vincitore – sopra carboni accesi. Il ministro gettava forti grida di disperazione e di dolore, mentre il sovrano muto e silenzioso lo rimproverava dicendogli: “ Sono forse io sopra un letto di rose “ ?
Il nostro Dio e Salvatore Gesù è stato disteso e appeso su una nuda Croce ed è così che oggi si presenta alla nostra adorazione : CROCIFISSO .

Il dramma inizia nell’orto degli ulivi con un Gesù sopraffatto dall’amarezza, angosciato sino all’agonia. Poco distante da Lui il gruppo degli amici , coltivato con tanta premura e tanti sudori, divenuto assente, insensibile ai suoi richiami e sprofondato nel sonno. E’ il primo atto di abbandono che sa già di defezione. Arriva Giuda, l’apostolo traditore , con guardie e soldati; attorno a Gesù si forma il vuoto da parte degli amici.
Improvvisamente emergono dall’ombra tutti i nemici, quelli consapevoli, dichiarati, quelli pagati ed insieme partono all’attacco. Un fugace tentativo di resistenza da parte degli Apostoli, sventato nel giro di pochi minuti. Intorno a Gesù, poche ore prima venerato maestro e circondato da uno stuolo di amici felici di servirlo, idolatrato dalla folla; ora ci sono soltanto nemici: ai loro ordini, falsi testimoni indottrinati e le guardie che si divertono a sfogare addosso al Cristo la loro aggressività.
Gli amici sono stati messi fuori gioco.
Un fenomeno questo che purtroppo continua nella storia umana. Alle massime prove di amicizia spesso segue l’abbandono o il tradimento degli amici ed il trionfo dei nemici.

Presso gli ebrei quando si era trovato sulla via il cadavere di un uomo ucciso lo si trasportava nella città più vicina, gli anziani dopo avere immerso le mani nel sangue di una giovenca sacrificata, dovevano giurare a nome di tutti i loro concittadini che nessuno di essi aveva commesso quel delitto di omicidio.
Noi ci professiamo amici di Gesù. Chi di noi però può giurare di essere veramente innocente della morte del Cristo?
Ma Gesù ci ama ! Ci ama da morire !
“ Allorché sarò innalzato da terra tutti attirerò a me “.

La vista del Crocifisso è sempre degna di pietà.
Qui davvero comprendiamo come Dio si è fatto povero per arricchire noi.
Dio si è fatto come noi per farci come Lui !
Dio povero . Noi pensiamo subito alla povertà di Betlemme . la grotta, la mangiatoia, la paglia. Ma la povertà più radicale è precisamente questa : sulla Croce. Cristo nasce dalla povertà della Vergine ; prende forma di schiavo divenendo simile agli uomini. Durante la vita pubblica non ha dove posare il capo. Ma è soprattutto sulla Croce che diventa il povero per eccellenza. Già lungo la strada dolorosa è accompagnato da un corteo di poveri , oppressi, sfruttati, derisi nella loro dignità, schiacciati nella loro libertà, vittime della prepotenza, condannati dall’egoismo dei fratelli. Deboli ed incapaci di difendersi. Ed ora è appeso al patibolo degli schiavi. Povero della fiducia delle folle; povero della riconoscenza degli innumerevoli beneficati; povero di amici, povero di risultati; povero di tutto. Gli hanno persino tolto i vestiti.
E’ ridotto ad un cumulo di sofferenze.
Povertà sino all’estremo.

Sulla Croce di Cristo si incrociano due povertà: la povertà radicale dell’uomo peccatore e la povertà di un Dio che si è ridotto al nulla per noi. Dall’incontro di queste due povertà nasce e si realizza la nostra salvezza.
“ In Cruce Salus ! Per crucem ad lucem ! “
Ed ecco piantato in mezzo alla nostra terra, tra le nostre case , tra le nostre croci il Crocifisso, l’albero della Croce col suo frutto.

Questa avventura Dio l’ha incominciata quando ha deciso di prendere un cuore d’uomo.
Allora si è esposto, è diventato il bersaglio di tutti.
Ma Gesù arrestato, consegnato nelle mani degli uomini, ridotto allo stremo delle forze, tolto di mezzo, inchiodato, Crocifisso : ci raggiunge.
Lui stesso ha lanciato la sfida: “ Allorché sarò innalzato da terra tutti attirerò a me “.
La Croce diventa una colossale calamìta che annulla la forza di gravità del peccato e ci attira prepotentemente verso Dio.
Abituati a strisciare per terra, ci ritroviamo in piedi, la testa rivolta verso Dio.
Lui ha i piedi inchiodati, eppure percorre tutte le strade del mondo alla ricerca di ciò che era perduto.
Lui ha le mani inchiodate, eppure abbraccia tutti noi poveri fuggiaschi.
Non riusciremo mai a sottrarci alla stretta di Dio; Dio è povero sì ma non si rassegna a vederci lontani da Lui.
La Croce ci fa sentire Dio vicino specialmente nelle nostre ore d’angoscia e di disperazione. Cristo poteva scendere dalla Croce ed annientare i suoi uccisori. Non scende invece e rimane volontariamente inchiodato al patibolo.
Per questo la Croce è divenuta segno per noi cristiani : segno di salvezza e di riconoscimento.

La Croce di Cristo deve però proiettarsi sullo schermo della nostra esperienza umana.
Un cristiano senza Crocifisso non può esistere, il vero cristiano ha il Crocifisso dentro di se. Vi legge come in un libro, vi si disseta coma ad una sorgente. Il cristiano riceve dal Crocifisso le sue ultime lezioni e le sue supreme consolazioni: muore nella pace, dandogli un bacio di adorazione e di amore. Lo porta ancora di più nel lavoro e nella sofferenza, nella dedizione e nell’amore.
Il più bel Crocifisso è un buon cristiano.
Il cristiano che vuole sfuggire alla Croce di Cristo e se la vuole scrollare di dosso automaticamente cade nel rischio della perdizione eterna.

La Croce la troviamo ancora oggi nei profili dei nostri paesaggi rurali.
Riposa sulle tombe dei nostri morti.
Non è ancora scomparsa – per grazia di Dio , anche se ci hanno ripetutamente provato – nelle aule della vita civile , nei tribunali , nelle scuole , negli uffici. Non è scomparsa dalle pareti delle nostre case.
Moda o non moda , penzola ancora sulle collane di tanti uomini e donne di oggi .
Cristo è là pendente, morente col suo tacito linguaggio di sofferenza redentrice, di speranza che non muore, di amore che vince e che vive per sempre .
Questo è bello e forte. Ancora, almeno con questo segno siamo e ci riconosciamo tutti : cristiani.
Ma poi: nelle nostre personali coscienze nelle nostre scelte di vita , grandeggia ancora questo tragico ed insieme luminoso albero della Croce ? Oppure Cristo Crocifisso è diventato anche per noi scandalo e stoltezza come lo era per i Giudei ed i Greci al tempo della predicazione di Paolo ?
Noi tutti ricordiamo certamente che se davvero siamo cristiani dobbiamo partecipare alla passione del Signore e dobbiamo anche portare dietro i passi di Gesù, ogni giorno, la nostra Croce.
Cristo è l’esempio.
Ma dappertutto, anche in ambienti cristiani oggi vediamo come si tenta di abbattere la Croce proprio là dove essa è necessaria, nella coscienza del peccato a cui essa sola può portare rimedio.
Il rimedio oggi è un altro; è l’indifferenza morale
( si crede che tutto è permesso) , la spregiudicatezza del parlare e dell’agire.
Il peccato, alcuni dicono non esiste più; è tabù e fantasia di gente debole; esso si annulla togliendo ogni sensibilità morale, abolendo ogni scrupolo, soffocando ogni rimorso; e che cosa resta dell’uomo che così inganna e degrada se stesso ?
Si ritorna mondani col pretesto di ritornare uomini moderni e si scivola sui sentieri equivoci della secolarizzazione con la comoda illusione di salvare il mondo confondendosi con i suoi gusti, i suoi abiti, le sue mode , i suoi costumi.
Non c’è pericolo che così facendo sia vanificata la Croce di Cristo ?
Nel segno della Croce la nostra salvezza, la nostra vittoria , la nostra gioia , la nostra vera pace .
Portare la Croce con Gesù, la propria Croce di ogni giorno e le croci altrui per amore di Dio: questo è l’ideale dei Santi e l’insegnamento che ci viene dalla festa odierna.
Portare la Croce per essere portati dalla Croce alla guarigione. Dall’amore all’amore.
Cristo è con noi, Cristo è dentro di noi. Il cristiano nel lungo viaggio della vita non è mai solo.
Non già l’ombra di Gesù, ma Gesù stesso ci accompagna, anzi ci precede per non farci deviare dalla retta via .
Gesù ci ha dato il cuore. Dobbiamo dargli il nostro cuore.
“ Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo “.

Ma la Crocifissione e la morte non sono l’ultima tappa della vita terrena di Gesù.
L’ultima tappa è la sua gloriosa resurrezione.

Cristo è davvero risorto , Alleluia!Alleluia !

PS. Ad impreziosire quest’anno il programma dei festeggiamenti concorre certamente il gemellaggio religioso della nostra Parrocchia con la Parrocchia di Villafrati alla quale ci legano tre motivazioni particolari : – la prima è che le nostre Parrocchie sono tutte e due dedicate alla Santissima Trinità , la seconda è la forte devozione dei due paesi al Santissimo Crocifisso , la terza è l’amicizia sincera che mi lega dai tempi del Seminario Arcivescovile di Palermo al carissimo Don Guglielmo Bidona – Arciprete di Villafrati con il quale abbiamo condiviso diversi anni della nostra giovane età .